Corrado Maltese 1969
Da “Serigrafia d’arte in italia – Leinardi – editore Foglio OG 1969
Se si pensa alla matrice geometrica dei segni di Leinardi: il cerchio, la linea retta, il piano. Ebbene: perché il cerchio non perda la sua geometricità ed al tempo stesso acquisti valore di cosa, di oggetto, Leinardi lo trasforma in disco materiale, con il suo spessore, la sua qualità materica; perché la linea retta non perda il suo valore di astrazione matematica e contemporaneamente acquisti un valore di oggetto Leinardi la trasforma in sottile filo teso di nailon, o in solco sottilissimo; ed infine perché il piano rimanga piano e contemporaneamente diventi anche superficie, Leinardi va alla ricerca del bianco più splendente e magari taglia circolarmente il suo quadro ottenendo così il molteplice risultato di trasformare il piano in spazio, lo spazio in luce e la luce in superficie materialmente bella, splendente, tersa.
Tutto questo non basta. Il cerchio nel mondo della geometria proiettiva può trasformarsi in una ellisse e l’ellisse in un cerchio. Nessuna meraviglia che Leinardi sia stato attratto dal mutevole aspetto della figura della O. Ma la O è anche una lettera e poi una vocale e, se si va un po’ più in là con la fantasia, è anche, qualora cambi appena di posizione, una lunga nota musicale.
Dal mondo matematico all’oggetto, dall’oggetto all’evocazione lirica, dunque. Ma la O opportunamente trasformata (e il colore a questo punto interviene misteriosamente decisivo) può diventare qualcosa di simile a un chicco di grano, a un anello di catena e simili. Ecco dunque dipanarsi la serie di O di Leinardi, musicali, ritmiche, cromatiche o oggettuali, con una ricchezza poetica che non prevedevamo e una semplicità sconcertante.
Se è così l’esplorazione strutturale di Leinardi ha dato buoni frutti e può ancora continuare.